I'm just having an Allergic Reaction to the Universe.

{It's Time To Begin., 2° FanFiction

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POllyPo
icon12  view post Posted on 21/10/2012, 20:36




Angolo dell'Autrice *3*
Questa FF è incentrata su un mangaanime di cui sono una fan sfegatata e che mi ha fatto innamorare quando avevo 14 anni *-*
Parlo di "Tokyo Mew Mew" (conosciuto in italia come "Mew Mew Amiche Vincenti"), nato dalla matita magica di Mia Ikumi *-*
insomma, gli avvenimenti narrati sono antecedenti a quelli accaduti all'interno del mangaanime: si parte dal pianeta alieno dei tre fratelli Ikisatashi (Kisshu, Pai e Taruto) ben 5 anni dopo la "Battaglia finale" con Deep Blu (o conosciuto come Profondo Blu)
i protagonisti sono per lo più i tre alieni, ma introdurrò anche altri personaggi (alieni e umani) e cercherò di combinare i 'pair' più incredibili :33
spero che non mi linciate, in quanto farò il tifo per il 'vecchio' lato oscuro xD ma, si sa, noi donne amiamo gli stronzi tenebrosi :3 (come Kisshu e Pai :Q___, ma Tart avrà un ruolo particolare e 'principale' nella FF...)
un bacio dalla vostra autrice e... buona lettura :3

***
{Intro



“tornare li?”
“sì. Tornare li.”


La sconvolgente notizia lasciò senza parole il giovane alieno dagli occhi dorati. Il Sensei dell'armata del Nord teneva lo sguardo piantato nelle sue iridi, con fermezza, quasi come se quella decisione fosse stata presa ormai da tempo.
Erano passati ben 5 anni dal loro ritorno sul pianeta Andreion.
E la Terra era ormai solo un lontano ricordo.

“e come intendi tornarci, Kish?!” il giovane Capitano si voltò di scatto in direzione del fratellastro, e la sua fronte corrucciata parlava da sola. Non aveva idea di come quel folle avrebbe mai potuto procurarsi una navicella per tornare sul Pianeta Blu, né tanto meno come avrebbero potuto raggirare l'Armata. E, a dirla tutta, non riusciva a comprendere appieno il motivo di questa loro prossima 'visitina' ad un branco di inutili esseri umani.
“abbassa la cresta, ragazzino” ringhiò Kish avvicinandosi minacciosamente al ragazzo “sarai anche il Capitano, ma resti sempre un moccioso”
“questo 'moccioso' t'ha salvato il culo più di una volta!” rispose a tono il più giovane, facendo un passo in avanti, a mo' di sfida “e TU non sei nessuno per dirmi che tono adottare! Io son-”
“SMETTETELA!”
i due fratelli si voltarono all'unisono in direzione della voce fuori campo che li aveva ammoniti.
Un'affascinante donna dalla carnagione scura li osservava a braccia conserte, poggiata allo stipite della porta d'ingresso. Lo sguardo fiero e serio, tipico di un Sensei della sua portata, la contraddistingueva da tutte le altre soldatesse dell'Esercito Reale.
“Johanna, fatti gli affaracci tuoi, noi-”
“voi nulla, Capitano.” tagliò corto la donna, staccando la schiena sottile dal legno fradicio e raggiungendoli con passo felpato “sono ormai giorni che prepariamo questo viaggio, non possiamo permetterci di indugiare oltre. Domattina partiremo per il Pianeta Terra.”
Tart piantò le iridi dorate in quelle della ragazza, sin troppo simili alle sue. Si fidava ciecamente di Johanna, ma non capiva come LEI potesse aver riposto fiducia in un piano ideato da un pazzo come Kisshu.
“Capitano, sai bene che in circostanze diverse avrei preferito anch'io operare in modo differente...” fece scivolare lo sguardo da Tart a Kish per qualche secondo, poi continuò, a malincuore “...ma, ahimè, dati i recenti avvenimenti, credo che la decisione più saggia sia quella di approdare sul pianeta Blu e seguire il piano di Kisshu”
Il Sensei dell'armata del Nord incrociò le braccia, sorridendo soddisfatto.
Tart sospirò, rilassando a poco a poco i muscoli facciali. Strinse i pugni, diede le spalle ai due soldati e si avvicinò ad un tavolo malconcio, illuminato da una flebile lucina bianca. Stette in silenzio per più di un minuto, ponderando sul da farsi. Abbandonare il suo pianeta in una situazione del genere lo faceva sentire male.
Un traditore.
Un vile.
Uno sciocco.
Ma, d'altra parte, cosa poteva fare se non fidarsi di quell'unica (anche se folle) idea del suo Sensei più fidato?
Le avevano provate tutte. Avevano miseramente fallito.
E adesso non c'era che d'aggrapparsi a quel flebile spiraglio di luce.
Flebile come la lanterna del loro covo di 'Traditori'.

Dopo qualche secondo, sentì le dita affusolate del fratellastro afferrargli con leggera forza la spalla destra
“Tart...allora?”

Il 'moccioso' alzò lo sguardo, rivolgendolo stavolta alle mura in calcestruzzo del rifugio.
“preparate tutto. Partiamo alle 6.”


***


Edited by ~ Polly. - 20/11/2012, 22:26
 
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POllyPo
view post Posted on 20/11/2012, 21:18




{Libertà



Johanna stava seduta, immobile, su una gelida roccia qualche centinaio di metri più in alto del loro Covo. L'accampamento brulicava di giovani soldati indaffarati: il mattino dopo lei ed altri sette tra i più grandi combattenti di Andreion sarebbero partiti, finalmente, per il pianeta che aveva sentito nominare sin troppe volte da Kisshu. Osservava con sguardo fermo le innumerevoli stelle che costellavano il cielo, mentre il vento freddo le pungeva le guance color cioccolato, smuovendo i capelli violacei.
Da un paio d'anni a quella parte le cose s'erano messe davvero male per gli Andreiani.
Gli abitanti del suo pianeta avevano dovuto subire le angherie dei Cavalieri di Deep Blu che, scontento dei servigi dell'Esercito Reale, aveva formato un'Armata tutta sua, arruolando i migliori Strateghi e Sensei delle Quattro Contee.
Come fosse riuscito a sopravvivere dal combattimento contro le cinque umane, chiamate “Mew Mew”, restava un mistero.
Ovviamente, chi si rifiutava di unirsi a lui rischiava l'esilio, o, in casi particolari, la morte.
E quest'ultima avrebbe dovuto essere la sua sorte, assieme a Kisshu e Taruto, per non parlare della 'condanna a schiavitù' per i giovani Kelis e Koda. L'esilio era stata la migliore opzione per Andres, Mirian e Amelie.
E adesso erano tutti li, a combattere per i diritti della loro razza, assieme ad altri giovani soldati.
Ma solo loro otto sarebbero partiti alle 6 del mattino di quello stesso giorno.
Loro 8.
Ne mancava uno, sì.
La giovane Sensei sospirò, socchiudendo gli occhi ambrati.

“Pai...” sussurrò.

*

“Koda, hai preso tutto?”
“aaaah, sì, 'mamma'”
“non chiamarmi 'mamma', imbecille!”

La camerata 6 era in subbuglio, come al solito. Due ragazzini sui 16, 17 anni si lanciavano cuscini, libri, pezzi di carta straccia, sorridendo e punzecchiandosi a vicenda, mentre un loro superiore osservava la scena divertito.
“oh porco Bjork!” la ragazzina si voltò esasperata in direzione del Capitano “Tart, fallo smettere! Mi mette a soqquadro la valigia!”
“che c'è? Hai bisogno del nostro Capitano per difenderti?”
“no, e lo sai benissimo, cretino!”
“gne gne gne gne!”
“smettila! Mi innervosisci!”
“gne gne gne gne gne gne gne gne...”
“Koda, ti avverto, sto perdendo la pazienza!”
“embè, sennò che mi fai?”
“ti stacco il pene a morsi!”
cadde il silenzio.
Taruto sgranò gli occhi, girandosi di scatto verso la giovane dai capelli biondi come il grano, Koda sbiancò, indietreggiando.
Kelis incrociò le braccia, sorridendo soddisfatta.
“tu sei malata!”
“continui?!”
“e che palle, basta! Dateci un taglio!”

I preparativi per la partenza imminente continuarono per più di mezzora, tra calzini lanciati in aria, battute e sguardi inceneritori. Una volta riempite le valigie, tutti e tre i giovani si rintanarono sotto le lenzuola delle loro rispettive brandine.
La camerata 6, come la maggior parte delle stanze, era stata costruita in calcestruzzo. Provviste di 2 o 4 letti (a seconda della grandezza), un paio di comodini e un armadio sgangherato in legno grezzo, una finestra che dava sul campo d'allenamento, le 10 camerate formavano una sorta di muro in 'calcestruzzo' tutto attorno al campo e alla torre di controllo principale. A loro volta, però, erano circondate da una cortina di fumo magico che le rendeva 'invisibili' al nemico, e quindi ben protette.

Certo. 'ben protette'.

*

“Johanna”
La donna dai lunghi capelli color prugna sussultò, per poi voltarsi.
“Kisshu! Ma che cazzo fai? Mi hai spaventata!”
L'alieno sorrise beffardo “per così poco, Sensei?”
Johanna rispose al sorriso, distogliendo lo sguardo dal ragazzo “ti pare?”
Kisshu la raggiunse a passo lento, sedendo accanto a lei. Poggiò i palmi delle mani dietro la schiena e diresse lo sguardo verso il cielo stellato. Restarono in silenzio per un po', osservando assieme quello spettacolo di luci, elencando mentalmente tutte le galassie che circondavano il loro pianeta.
I lunghi capelli verdastri del giovane soldato erano raccolti in una coda bassa, mentre il volto, ormai non più da 16enne, era contornato da un paio di ciuffi ribella che cadevano lateralmente.
“grazie...ehm...per oggi...” balbettò, un po' imbarazzato “non avrei saputo come convincere Tart... non ci sarei riuscito, da solo”
Johanna si voltò verso di lui, con calma “è una missione suicida, Kish”, sorrise “ma è la nostra ultima possibilità, no?”
Kish ammiccò “beh, si puo' dire che non abbiamo più nulla da perdere...”
Un gelido silenzio scese tra i due.
Gli occhi della giovane Sensei s'incupirono. Distolse lo sguardo, rivolgendolo al suolo.
E Kisshu ricordò il soprannome che suo fratello maggiore gli aveva dato ad appena 6 anni: Kish 'inopportunoman' Dren-Ikisatashi.

*

“Kish, hai visto Johanna?”
“sì, è fuori a congelarsi”
“oh santo Bjork!”
“Amelie, ma dove corri?!”
“a salvarle le chiappette sode!”
Una risata soffocata riecheggiò nel corridoio della torre principale, mentre una bellissima ragazza dai capelli azzurro cielo correva verso l'uscita.
“beh, preserviamo le chiappe di mia sorella!”
“ben detto, Andres, ben detto...”
Un giovane uomo dai lineamenti marcati e gli occhi color prugna osservava Kisshu a braccia conserte, aspettando che questi si voltasse finalmente a guardarlo. Aveva il sopracciglio destro più in alto del sinistro e un'espressione corrucciata.
Quando Kisshu si voltò in direzione dell'alieno, sbiancò all'istante, imbarazzato.
“andiamo, Andres, stavo scherzando!” si scusò
“sarà meglio per te, pervertito che non sei altro”
“come se tu non avessi mai fatto apprezzamenti...”
“ma non su tua sorella!”
“io non ho una sorella!”
“ah sì? E che mi dici di Tart?”
dopo qualche secondo di silenzio, i due scoppiarono a ridere sguaiatamente, dandosi pacche sulle spalle a vicenda e, assieme, si avviarono verso la loro camerata, noncuranti del baccano che stessero facendo.
E delle persone a cui stessero negando un sonno semi-tranquillo...

*

“maledetto Kish!”
“chiedo solo un paio d'ore di sonno, solo un paio!”
“invece di lamentarvi, fareste meglio a cercare di dormire!”
“ma COME, genio?”
“mettendoti sotto le lenzuola e cercando la tua pace interiore, GENIA”
Una Kelis infuriata lanciò il libro che stava leggendo in testa al povero Koda.
“Ajia! Animale!” piagnucolò il ragazzo, carezzandosi il bernoccolo.
“ripetilo se ne hai il coraggio!”
Mentre i due continuavano a litigare, un avvilito Tart spostò le proprie lenzuola, si alzò dal letto, indossò la giacca della divisa da Capitano, e, aprendo la porta, attirò su di se l'attenzione dei due litiganti.
“ma dove stai andando?!”
“fuori”
“ma si gela!”
“preferisco morire assiderato che restare qui dentro ad ascoltarvi”
e così dicendo, si chiuse la porta alle spalle.

“quel ragazzo ha bisogno di rivedere le sue priorità.”
“non copiare le battute di 'Harry Potter', non sei degno.”

*

“ti manca tanto, vero?”
Le dolci parole di Amelie riecheggiarono nel silenzio assoluto della vallata deserta. Ormai l'intero accampamento sembrava essere caduto in un sonno profondo. Johanna non osava alzare lo sguardo.
“non è che mi manchi 'lui' come 'persona'...” rispose “è che mi manca la sua fermezza. Il suo modo di fare. Il suo essere così calcolatore in situazioni del genere, il s-”
“perché menti a te stessa così spudoratamente?” la interruppe Amelie, con fermezza “ammettilo! Ti manca perché siete cresciuti assieme, perché è uno dei tuoi più cari amici, perché con lui tutto sarebbe più facile e perché-”
“ci ha voltato le spalle nel momento del bisogno!”
Ora gli occhi ambrati della giovane sensei erano piantati nelle iridi cobalto dell'amica.
“non aveva altra scelta” rispose Amelie, senza alterarsi “e sai bene il motivo del suo comportamento...”
Johanna scosse piano la testa, mordendosi il labbro inferiore. Amelie non poteva capire.
Lei era arrivata da poco.
Lei era un 'nuovo acquisto'.
Non era come LORO.
LORO erano cresciuti assieme.
Erano i magnifici cinque del villaggio Haiti.

“vabbè..” Amelie si alzò, un po' arresa “io entro, se vuoi parlare, sai dove trovarmi”. Ormai aveva imparato a conoscere Johanna, e sapeva che QUEL determinato argomento era una partita persa in partenza. A malincuore, diede le spalle all'amica e, a gran velocità, raggiunse l'entrata della sua camerata, infilandosi sotto le lenzuola. Non avrebbe voluto addormentarsi. Avrebbe voluto aspettare il suo ritorno. Ma le palpebre si fecero pesanti a poco a poco. E, qualche istante dopo, si chiusero del tutto, facendo scivolare giù una calda lacrima salata.

*

“non sei l'unica alla quale manca, sai?”
Johanna sobbalzò, alzandosi di scatto dalla sua 'postazione' e impugnando i suoi kunai.
“T-Tart...ma che avete stasera tutti?! Pensavo fosse un nemico, e quin-”
“lui non ci ha abbandonati, Jo.” continuò il ragazzino con voce ferma a decisa.
La ragazza fece scomparire le armi, rilassando lentamente i muscoli facciali, continuando però a guardare il suo capitano negli occhi. Non era da lui interromperla. E non era da lei lasciarsi interrompere.
Ma c'era qualcosa in quello sguardo aureo che, in determinate circostanze, la intimoriva.
“e allora spiegami perché siamo solo noi 8 a dover partire tra meno di 4 ore! Spiegami perché non è qui a farci una terribile ramanzina per la nostra incompetenza! Spiegami perché-”
“perché l'ha deciso lui, Johanna. Ha deciso così.”
E per la seconda volta, la ragazza si lasciò interrompere.
Alzò il sopracciglio destro, proprio come il fratello Andres, e serrò le labbra.
'Ha deciso così.'?
E che significa?
Gli si avvicinò, lenta e decisa, fermandosi ad un passo da lui. Pur avendo ben 19 anni, il Capitano era di una decina di centimetri più alto di lei, e questo le impediva di scrutare appieno nei suoi grandi occhi. Ma Johanna, che quel 'Capitano' l'aveva visto crescere, si sarebbe accorta del suo sguardo umidiccio anche a kilometri di distanza.
Iride contro iride, il dorato dei loro occhi avrebbe potuto eguagliare il colore del sole.
“cosa significa: ha DECISO così?” chiese, iraconda.
“semplice. Che ancora una volta non ha saputo farsi da parte”
Tart sospirò, distogliendo lo sguardo e puntandolo altrove. Voltò le spalle alla giovane donna che, ancor più confusa, si domandava cosa volesse intendere con la frase di prima.
Aprì la bocca per parlare, ma venne interrotta per la terza ed ultima volta.
“ha deciso di dar via la sua libertà, Jo. Di dare via la SUA per la NOSTRA. Un'ultima volta.”


***

{Collisione



“quant'è piccolo e miserabile il nostro pianeta, non trovi?”
“Non dire stronzate, Mirian.”
“cosa c'è? Stavo facendo solo un'osservazione...”
“risparmiatele!”

Un'iraconda Kelis diede le spalle alla compagna di viaggio e, a passo celere, abbandonò la camera di controllo comandi. Mirian rimase da sola. Lo sguardo assente rivolto al suo pianetuncolo.
Erano mesi, ormai, che la giovane Airuu aveva perso del tutto la sua solita vitalità.
Da sempre Mirian era conosciuta come una ragazza dal carattere spigliato, allegro e solare, pronta a tutto pur di proteggere chi amava. Da sempre aveva un largo sorriso sulle labbra che nessuno era mai riuscito a cancellarle dal volto. Nemmeno le più gravi perdite subite a causa della furia omicida dell'Armata di Profondo Blu...
Da sempre i suoi occhi trasmettevano gioia e amore, un amore irrefrenabile per il suo LUI.
Ma adesso nulla aveva più senso...
Adesso quella fottuta guerra non aveva solo fatto fuori amici e amiche.
L'aveva privata anche di LUI.
Del suo unico e solo grande amore...
strinse i pugni talmente forte da conficcarsi le lunghe unghie nella carne. Un rivolo di sangue le percorse la mano affusolata.
“stupido. Stupido imbecille!” urlò, con tutto il fiato che aveva in gola, mentre una calda lacrima le solcava il viso pallido, abbandonando i suoi occhi blu notte, e lasciandola, come al solito, in balia della follia.

*

“Kelis, che hai?!”
“fatti gli affari tuoi!”
“sì, ma che cazzo sbatti a fare la porta?!”
“TACI!”
“finitela, oh porco Bjork!”
La giovane aliena sedette su una delle poltroncine della navicella, l'aria imbronciata e preoccupata. Tart e Koda si lanciarono uno sguardo d'intesa: la giovane Miyu non era certamente famosa per le sue “dolci” maniere, al contrario... ma quell'atteggiamento nei confronti dei suoi compagni dell'Esercito Reale e del suo Capitano non sarebbe stato tollerato nemmeno da una con un caratterino come il suo. Koda fece segno a Taruto di raggiungerla ed il ragazzo annuì, occupando la poltrona alla sinistra della sua compagna.
“tiiiii...va di parlar-?”
“no.”
Il Capitano sospirò, mordendosi delicatamente il labbro inferiore: far parlare una Kelis imbronciata non era mai stata impresa da poco. Ma in cuor suo sapeva cosa fare.
Si mise comodo, puntando lo sguardo sui suoi capelli biondissimi, senza parlare, semplicemente aspettando...
perché a volte non c'è bisogno di parole.
solo di lunghi silenzi.

“è solo, che...” cominciò, osservandosi con cura le mani ormai rovinate dalle innumerevoli battaglie, “...che a volte proprio non la reggo!”
“Mirian?”
“sì. Mirian...”
Taruto annuì. Di nuovo il silenzio.
“il suo modo di fare, la sua... arroganza! La sua strafottenza!” riprese “a volte mi viene voglia di prenderla e sbatterla con la testa nel muro!”
ancora silenzio. Ce l'aveva quasi fatta.
“ma poi...ricordo il suo...sorriso.” la voce prese a tremare, gli occhi rosso sangue si riempirono di lacrime.
Tutto si appannò.
“quel sorriso che fino a qualche tempo fa metteva allegria anche nei momenti peggiori, no? Quella era la vera Mirian... non questo...'mostro'...”
Le tremavano le gambe, e le mani, strette sulle ginocchia, iniziarono a divenire rosso fuoco per lo sforzo. Non percepiva più alcun dolore.
“e a volte...a volte mi sento persa... come se un pilastro della mia vita stesse cedendo... a volte ho paura di non farcela, ho paura che tutto ciò sia soltanto l'inizio di un ennesimo fallimento, che durante questa guerra perderò...-” improvvisamente si bloccò, sbarrando i meravigliosi occhi purpurei.
La giovane Miyu non aveva mai avuto una vera e proprio “infanzia”.
Tutto, sin dai primi anni di vita, le era stato portato via.
Ma di una sola cosa era sempre stata certa: Tart e Koda.
Amici sin dalla tenera età di 5 anni, i tre bambini erano cresciuti assieme, proteggendosi a vicenda in ogni singola occasione.
Ma le guerre avevano minacciato, più volte, di dividerli...
e quest'ultima la spaventava sul serio, anzi la terrorizzava, letteralmente.
Lei, sempre fiera, calcolatrice, decisa.
Sempre fiduciosa nelle sue capacità, e in quelle dei suoi 'compari'.

“hei...”
La giovane spostò lentamente lo sguardo appannato in direzione del suo ascoltatore.
Tart puntò le sue iridi dorate in quelle purpuree della ragazza.
“non ti posso promettere che tutto tornerà come prima, lo sai...” sospirò, portando alla mente il ricordo del viso del suo fratello maggiore. “ma posso giurarti su tutto ciò che ho, su tutto ciò che mi rimane, che finché avrò fiato in gola e vita negli occhi non ti abbandonerò...
mai.”.

*

“strano...”
“mmh?”
“davvero moooolto strano...”
“cos'è 'strano', Kish?!”
“no, beh, pensavo che siamo in viaggio da una settimana ormai, e non abbiamo avuto problemi di alcun tipo... a parte le crisi isteriche di Mirian, s'intende.”
“sei perfido.”
“ma no, sono solo obbiettivo!”
Andres sorrise amareggiato, il viso si oscurò.
“scusami, sono stato..indelicato”
“no no, figurati... hai ragione, sei stato solo...obbiettivo, ecco”
calò il silenzio nella camera di controllo comandi.
Kisshu fece scorrere lentamente lo sguardo sulle innumerevoli carte strappate che ricoprivano il pavimento. Sul bordo del finestrone c'erano segni di unghiate.
Murian doveva aver avuto l'ennesima crisi.
“Johanna prova a starle vicino, ma dopo un po' torna in camera stressata più di prima...” continuò il bel Dekkai, abbassando lo sguardo e fingendo interesse in un manuale di volo posato sul tavolo “...dice che, beh, 'è insopportabile', e che finirà per farla impazzire” sorrise nervoso.
“Andres, è...normale, insomma, il suo atteggiamento” provò a consolarlo il giovane Ikisatashi “...se Tart non fosse stato il nostro Capitano, credo che avrebbe avuto un crollo emotivo pari a quello di Mi-”
un tonfo.
I due giovani Sensei si voltarono all'unisono verso il punto da cui era provenuto il boato che pochi attimi prima aveva fatto traballare l'intera navicella.
Si precipitarono, preoccupati, verso l'enorme finestrone che dava sul Pianeta Terra.
“cosa diamine è stato?!”
“non ne ho idea, ma non aveva l'aria di essere qualcosa di buono...”
“oh no...”
“non mi piace il tuo 'oh no'!”
“beh, non deve di certo piacerti!” Kisshu si staccò dal vetro e scattò verso la porta, aprendola velocemente e correndo nel corridoio, mentre Andres cercava invano di scoprire chi o cosa avesse colpito la nave, ma, cosa più importante, quali zone fossero state danneggiate.
D'improvviso, gli occhi viola del bellissimo Sensei si sgranarono. Un pallino rosso si rifletteva ad intermittenza nelle sue pupille nere come la pece.
“oh, cazzo...”

*

“MOTORE IN AVARIA.”
“CHE COSA?!”
“ma non hai sentito quel leggiadro suono di prima?!”
“sì, ma credevo fossimo entrati nell'atmosfera terrestre!”
“siamo 'abitanti' terrestri da circa mezzora ormai!”
“e allora che cazzo è stato, Kish?!”

“un meteorite.”

Tart e Kish si voltarono in direzione di un Andres sconvolto e affannato. I membri dell'equipaggio zittirono all'istante.
Johanna abbracciò Mirian.
“a quanto pare, un meteorite ci ha beccati di striscio e ha colpito uno dei tre motori principali...-”
“che culo...” esordì Kelis
“molto raffinata”
“sta zitto, Koda!”
“stavo dicendo” continuò il bel Sensei, fulminando i due ragazzini con un gelido sguardo “che il motore e in avaria e c'è ben poco da fare e-”
“siamo condannati!”
“Koda no! Ricordi? Noi possiamo volare!”
“ah, giusto...”
“insomma!” urlò esasperato Andres “fatemi finire!”
“sì, però stai calmo, eh”
“Keliiiis...”
“okay, okay, la smetto, 'Capitano'...”
“siamo lodato Bjork!” esultò il ragazzo dai capelli viola, poi concluse “bene, adesso che posso finire, eccovi la notizia: siamo in caduta libera e tra un po', indovinate? Entreremo in collisione con la superficie terrestre”

*

“Generale! Generale corra!”
“cosa succede, Caporale Torihiama?”
“guardi! Guardi il rivelatore!”
L'unico occhio color ghiaccio del Generale Garcia puntò immediatamente il pallino giallo che pian piano si avvicinava al Pianeta Terra. Corrugò le sopracciglia facendo spostare di pochi millimetri la benda nera che copriva il malcapitato , e non era un buon segno.
Mise le mani dietro la schiena, ponderando sul da farsi, mentre attorno a lui calava il più profondo silenzio.
Un corpo sconosciuto al radar era entrato nell'atmosfera terrestre già da un paio d'ore, ma i soldati non erano riusciti a rivelarne la fonte.
Alzò lo sguardo corrucciato, gonfiò il petto e ruppe il silenzio.
“Seguitelo. Raggiungete il luogo in cui atterrerà prima di lui.”
“ma, Signore, DOVE di preciso? Sembra essere una navicella ubriaca! Cambia perennemente direzione!”
il Generale si voltò di scatto verso il Caporale, fulminandolo.
“vuole proprio saperlo Caporale?”
“certo, s-signore.”
“bene...”
Garcia si avvicinò alla mappa proiettata su una delle pareti della stanza.
La studiò per un po', poi, inaspettatamente, sorrise compiaciuto, mostrando i denti giallognoli.
I suoi calcoli erano esatti.
Quel corpo 'alieno' avrebbe atterrato proprio lì.
Il caporale Jones sussultò.
Il dito di Garcia si era fermato proprio sulla sua amata città natale:
TOKYO.
 
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